top of page
Don Mario Simula

Don Mario Simula

" Sono prete.

La grazia di esserlo è solo dono di Dio. Lo dico perché il Signore mi ha preso “come sono” e mi ha affidato un compito delicato e speciale, nonostante  conoscesse i limiti e le povertà che mi “vestono” da sempre. Segno evidente che Lui non si preoccupa più di tanto. E non mi meraviglia. Se ho le labbra impure, è pronto il fuoco che le purifica, bruciandole. Se non so parlare, è Lui che mette sulla mia bocca le parole giuste, incoraggiandomi a non avere paura. Se il mio cuore si chiude, duro e impenetrabile, sa Lui come fare per cambiarlo con un cuore di carne. Di che cosa devo avere paura? Che io sia prete, è anche e soprattutto “affare suo”. Anche mio, certamente. Perché non mi sento come “un asino e un mulo senza intelletto”. Qualche dono riesco a ritrovarlo in me. Se ci penso, concludo che “anche il dono è un dono”. E ritorno immancabilmente a Dio “datore di ogni dono”. ...Continua...

04 Agosto 2022- 04 Agosto 2025
3 Anniversario

“… Ti chiedo soltanto un dono ulteriore, Gesù.

Permettimi di correre, senza esitazioni,

da Andrea, Piero,Teresa,

Vanna, Giulietta, Franco,

Gino, Maria, Filomena, Tonino,

dal mio amico barbone

che ogni mattina mi aspetta per la colazione calda.

Sono miei fratelli.

Voglio raccontare tutto anche a loro.

Sono sicuro che rimarranno contenti e Ti seguiranno anch’essi,

forse con una passione più forte della mia.

Non sapranno resistere alla Tua chiamata e al Tuo invito.

Lasciami andare per un momento Gesù.

Non posso tenere soltanto per me la gioia di averti incontrato ..."

(dagli scritti di don Mario)

Sono già trascorsi tre anni da quando il Padre Celeste che lui tanto amava, cercava e pregava, ha richiamato a sé il caro don Mario Simula.

La sua vita sacerdotale è stata un’autentica bella testimonianza, gli ha fatto annunciare il Vangelo con la sua vita vissuta nel segno di una fede ricca di vera Luce evangelica, semplice e bella.

Non ci sono parole per ricordare la bella figura e l’operato di don Mario come Vice Rettore del Seminario, come Vicario Diocesano, come Assistente diocesano e regionale dell’ACR, come Responsabile della Commissione Nazionale per la Catechesi, come Parroco fondatore della Parrocchia di Cristo Redentore, come Direttore dell’Ufficio Catechistico Diocesano, come Delegato regionale commissione sulle disabilità e membro della Commissione UCN sulle disabilità e, soprattutto, come Testimone del Signore Gesù e instancabile Evangelizzatore.

Lunedì 4 agosto 2025 alle ore 19.00 con la Comunità della Parrocchia di Mater Ecclesiae a Sassari, unita alla famiglia di don Mario, trasformeremo il nostro rimpianto in fervente preghiera, ringraziando il Signore per l’ardore pastorale con cui don Mario si è sempre adoperato nell’insegnare a testimoniare quotidianamente il Signore con la propria vita. La sua è stata una vita di autentico servizio, sempre protesa al bene comune, tutta dedita ai suoi parrocchiani e a tutti coloro che incontrava. I suoi insegnamenti continueranno a restare impressi in quanti si sono lasciati condurre nel cammino per imparare a “vivere da cristiani”.

Nel silenzio dei ricordi, il suo sorriso continuerà a risplendere nei nostri cuori.

XXI DOMENICA

DEL TEMPO ORDINARIO

MEDITAZIONE TRATTA DAGLI SCRITTI DI DON MARIO

Il rischio di andare "da nessuna parte"

Letture: Isaia 66,18b--21; Salmo 116; Ebrei 12,5-7.11-13; Luca 13,22-30

Ci può sembrare molto esigente il nostro Maestro quando ci dice che dobbiamo sforzarci di entrare per la porta stretta, ci sembra troppo esigente. Ci viene da chiederci: “Perché passare per una porta stretta? Ne esistono anche di larghe”.
Riflettendo ho capito che, passare per la porta stretta non è una durezza da parte di Dio, ma è un'esigenza dell'amore.
L'amore è grande quanto l'universo, non si lascia sconfiggere dall'oceano e nemmeno dai grandi incendi. Quando però dobbiamo viverlo, domanda inesorabilmente di passare per la porta stretta. Per una via, cioè, di lavoro su se stessi.
Amare è sempre rinunciare a parte di se stessi per poi ritrovarci realizzati nell'amore che abbiamo cercato.
Amare non è dire: “Signore, Signore” dando per scontato che il nostro cuore sia aperto; come se bastasse vivere dentro il chiuso di una chiesa rachitica, per credere che amiamo Dio e che conosciamo Gesù.
Dio non lo si trova perché qualcuno ci ha fatto percorrere la scorciatoia. Dio lo si trova mettendo, passo dopo passo, tutti i tempi che sono necessari per costruire una cosa nuova come Lui la vuole.
A volte, noi che abbiamo familiarità con gli ambienti di chiesa, chiediamo di entrare in una corsia di preferenza, dentro un privilegio dovuto, saltando la fatica, gli ostacoli, il lavoro su noi stessi.
Se ci presentiamo a Gesù dicendo: “Ma abbiamo mangiato con te, abbiamo bevuto in tua presenza, ti abbiamo ascoltato quando parlavi nelle piazze”, Gesù non ci mette i tappeti sotto i piedi. Gesù forse ci dirà: “Non so di dove siete. Perché mentre elevavate le vostre preghiere impeccabili da un punto di vista rituale, la vostra vita parlava un altro linguaggio che non mi era familiare”.
E' proprio vero che il Vangelo è oltre gli steccati, è oltre i recinti. Il Vangelo attrae, tante volte, più i lontani che i vicini, perché i vicini lo danno per scontato.
E' questo il grido del profeta nel quale appare la visione del regno di Dio, invaso dalle popolazioni più impensate. Il profeta vuole farci comprendere che saranno esse ad annunciare la gloria di Dio, mentre Israele si attarda nell'offrire sacrifici di tori e di capri con profumi di incenso che non scaturiscono dalla fede del cuore.
L'emergenza della nostra Chiesa, oggi, consiste nelle chiusure, nelle correnti, nei partiti: Io sono di Pietro, io sono di Apollo, come se Cristo fosse diviso. E mentre noi perdiamo giorni e giorni attorno a queste discussioni vuote, e spesso distruttive, il mondo bussa alle nostre porte.
Come si supera l'emergenza? Con l'atteggiamento dell'amore che passa per la porta stretta. Ciascuno di noi con il suo sacrificio, ciascuno di noi con la sua prova, tutti insieme con lo stesso amore.
La lettera agli Ebrei ha un modo efficace e nuovo per parlarci della porta stretta. La chiama: correzione del Signore.
Occorre che la correzione del Signore venga accolta da tutti noi. Lui è un Padre. Come può un padre amare il figlio se, vedendo i suoi sbagli, non lo corregge? A costo di vederlo soffrire. Il Padre sa che quella correzione dolorosa porta un frutto di pace e di giustizia. Il Signore corregge colui che egli ama e percuote chiunque riconosce come figlio. E' duro da comprendere. E' duro da accettare. Questa è la strada. Questa è la porta stretta che ci fa entrare nel Regno.
Ci viene da scoraggiarci? La Parola di Dio, intrisa della tenerezza del Padre, ci dice: “Rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche e camminate dritti con i vostri piedi”.
Se ci fidiamo di Dio, il nostro terapeuta interiore, il medico delle nostre anime deboli, anche la stanchezza guarisce e diventa forza, energia, decisione, amore.
La famiglia di Dio si costruisce così: Davanti a noi una porta stretta. Dio non accetta che ci schiacciamo per arrivare primi.
Vuole che, ad uno ad uno, andiamo oltre, dove c'è Lui. Nella sua Casa: “Vi sono ultimi che saranno primi e vi sono primi che saranno ultimi”.

Gesù, non è da oggi che ho capito che devo passare per la porta stretta. Mi è capitato tante volte da quando esisto. In certi momenti volevo proprio lasciarti cantare, come se tu mi volessi imporre un giogo inutile e severo. Eppure quante volte sono passato per la porta stretta.
Oggi, Gesù, quando penso che la mia parte l'ho fatta tutta e che merito la giusta pensione, mi accorgo che le porte strette rimangono tutte. Sembra, anzi, che si moltiplichino. Mi devo piegare per entrare? Posso tornare indietro e trovare una strada più agevole? E se io facessi di testa mia? Tu mi guardi, Gesù, e mi dici: “E' stretta la porta o ti rimane stretto l'amore verso di me? Prova a guardarti dentro e chiediti dove hai smarrito il primo amore. Se non avrai paura a darti una risposta non avrai nemmeno paura di passare per la porta stretta”.
Gesù, ti stai accorgendo che ti sfido con i miei occhi? Ti stai accorgendo che davanti a te assumo un atteggiamento risentito? Come se tu non avessi la sapienza di chi mi indica la strada giusta.
Il mio sguardo non ti mette paura, non fa abbassare il tuo. Non teme la sfida. E' dritto come una lama tagliente, e mentre io resisto a voler insistere, tutto il tuo volto diventa, lentamente, dolce, accogliente, comprensivo, tenero. Mi accorgo che vorresti abbracciarmi. Però non osi ancora farlo perché sai che io non sono pronto a fare spazio ai tuoi gesti d'amore. E' così semplice allora pensare che la tua correzione (perché questa è la porta stretta!) mi risulta così amara che tengo la bocca stretta stretta, e il cuore chiuso e le orecchie sorde, pur di non sentire la verità che vuoi dirmi. Così passo tanti giorni. Poi il fuoco del tuo spirito mi aiuta, lentamente, a comprendere che solo l'amore corregge, che solo l'amore ha il coraggio di far soffrire buttando il mio amore inquinato dentro la fornace ardente che brucia mentre purifica.
Inizio a capire, Gesù, che tu mi correggi perché mi ami. E se non mi correggessi significherebbe che ti sei stancato di amarmi per la durezza del mio cuore.
Gesù, mi sento una sagrestia ammuffita e non una casa profumata di luce. Se sto con le mie inutili certezze, rischio di sentirmi dire: “Io non so più chi tu sia: sei irriconoscibile! Non sei più quello di una volta”.
Le mie gambe vacillanti e i miei piedi stanchi rischiano di rimanere azzoppati, senza direzione.
Gesù, ho bisogno di iniziare una terapia del cuore con Te. Non so dove trovo il coraggio. Sento, però, di doverti dire: “Non badare alla mia sofferenza. Lascia lavorare soltanto il Tuo amore”.
(Dagli scritti di don Mario Simula)

© 2014 by  RM - Don Mario Simula

Vietata ogni tipo di riproduzione anche parziale

Totale visitatori

bottom of page